Il Fondo Etico Bcc Basilicata per Il mondo è troppo per me, il documentario che racconta la storia di Vittorio Camardese, il medico lucano e genio della musica, precursore della tecnica del “tapping”, ancor prima di chitarristi di fama internazionale

Una storia che rischiava di andar perduta per sempre, la storia di un genio che ha scelto di non essere un genio. Partito dalla Basilicata, Vittorio Camardese con la sua tecnica per chitarra classica anticipa le attitudini del jazz e del rock internazionale continuando a svolgere la professione di medico radiologo a Roma. Finito in TV negli anni ‘50 vince un televisore grazie all’applausometro; suona con i grandi del jazz romano degli anni ‘60; Chet Baker vive a casa sua per più di un anno ma quest’uomo distinto e timido davanti alle telecamere si mantiene nell’ombra fino alla fine dei suoi giorni. Il suo talento e la sua tecnica unica sono stati riconosciuti da grandi chitarristi come Van Halen e Steve Vai. Nel 2014 il video di una sua esibizione fa il giro del mondo e arriva sulle timeline dei più grandi musicisti al mondo.

«Una storia incredibile e un patrimonio lucano che la talentuosa regista Cauzillo ha con audacia recuperato, evitando che andasse disperso – dichiara il Direttore Generale Giorgio Costantino – Con il Fondo Etico abbiamo creduto in questo progetto sin dal 2017, e lo abbiamo fatto per un concetto che ci appartiene: la “restanza”, ovvero,  con particolare riferimento alla condizione problematica del Sud d’Italia, la posizione di chi decide di restare, rinunciando a recidere il legame con la propria terra e comunità d’origine non per rassegnazione, ma con un atteggiamento propositivo*. Ed è quello che come banca di comunità facciamo da sempre perché, a fianco dell’attività bancaria, una banca di credito cooperativo ha come missione il benessere della comunità locale, il suo sviluppo economico, sociale e culturale»

Ospite della conferenza stampa tenutasi oggi in Casa Bcc Basilicata, anche la nipote di Vittorio Camardese che ha portato la sua emozionante testimonianza, non dello straordinario chitarrista e del medico scrupoloso, ma dell’uomo sensibile e umile.

Insieme alla regista Vania Cauzillo, presenti anche Stefania d’Ottavio, Assessore alla cultura del Comune di Potenza, Renato Pezzano, musicista, Francesca Ferri, Presidente Associazione Polimeri, Sebastiano Luca Insiga, direttore della Fotografia e Simona Simone, che ha moderato l’incontro

 

Camardese, fra innovazione e tradizione musicale lucana

Vittorio Camardese si è sempre definito autodidatta e quando gli chiedevano dove avesse imparato a suonare la chitarra rispondeva: “dal barbiere”, un’affermazione sicuramente originale che però ci porta a scoprire un tassello importante della tradizione musicale lucana, della quale Camardese si è fatto a suo modo continuatore e sicuramente innovatore.

Spesso nei saloni dei barbieri di un tempo si suonava “alla zampognara”, un bellissimo esempio di raccordo tra la tradizione dei musici artigiani e la scuola arcaica della tradizione musicale contadina: si tratta di una tecnica per “chitarra francese” (una sorta di chitarra classica popolare con le corde di metallo) che cerca di emulare il suono della zampogna e che veniva suonata con lo strumento in verticale anziché in orizzontale.

Molto probabilmente Vittorio ha acquisito e innovato questo patrimonio culturale, lo ha reso adatto alla sua epoca, dominata dalle influenze del jazz, del rock e del pop internazionale, in maniera, geniale e certamente del tutto originale nelle composizioni e nelle melodie.

Un documentario lucano e al femminile

Una produzione, curata da Jumpcut, che in qualche modo sentiamo ci appartenga un pochino, perché racconta di un lucano eccellente, perché la regista è una giovane donna lucana in un settore in cui il gender gap è questione tutt’altro che risolta, perché il team di professioniste che hanno dato originalità e consistenza al racconto è formato da altrettante donne, Chiara Grimaldi  Vinictrice di un David di Donatello, al montaggio, Elisa Lipizzi per le illustrazioni, Laura Grimaldi alla sceneggiatura.

«Un sostegno importante quello di Bcc Basilicata – dichiara la regista Vania Cauzillo –  perché contribuisce a costruire una rete importante che deve essere coltivata. Mi piace mettere insieme le persone e ho scelto un team di donne che hanno fatto una carriera straordinaria. Sono convinta che a raccontare la figura di Camardese ci volesse uno sguardo femminile, per narrare la complessità del musicista, dell’uomo, con cura.»

Il documentario ripercorre la vita, le origini, le inclinazioni, di Vittorio attraverso le voci di chi lo ha conosciuto e amato: Renzo Arbore e Irio de Paula, Roberto Angelini, i protagonisti del Folkstudio di Roma, la sua famiglia d’origine e attraverso le rarissime apparizioni e registrazioni che la regista potentina Vania Cauzillo ha raccolto in quasi 8 anni con un lavoro minuzioso di ricerca nella memoria collettiva, privata e televisiva.

 

Guarda il TRAILER Cartella stampa

 

La prima del film a Potenza il 15 marzo e a Matera il 23 marzo

Informazioni e ticket

 

*(fonte Treccani

 

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